Regia: Manetti Bros.
Attori: Giampiero Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso
La Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia edizione 74 che si è conclusa con la serata di premiazione di sabato 9 settembre si è caratterizzata, come non mai, per una grande varietà di generi.
Le 21 opere d’autore selezionate per darsi battaglia a suon di stelle alla conquista del Leone D’Oro nella migliore tradizione festivaliera, hanno rappresentato tutte le espressioni del cinema: commedia, dramma, fantascienza, western, horror, noir, fantacy e musical.
Il compito di rappresentare quest’ultima categoria è stato affidato al terzo film italiano in concorso diretto dai Manetti Bros., Ammore e MaIavita.
Cosa farebbe un killer della Camorra chiamato a uccidere l’amore della sua adolescenza? Questa è l’idea che ha dato vita al film, ed i registi romani, mischiando gangster movie e sceneggiata napoletana, hanno creato un insolito divertente film, semplice nel suo sviluppo ma ricco di rimandi ed idee.
Per la prima volta al Lido in concorso, i due fratelli si sono presentati così: «Essere in concorso tra Aronofsky e Clooney è una sfida completamente diversa, diciamo che è come se la Sambenedettese andasse al Bernabeu a giocare contro il Real Madrid» (da buon sambenedettese non potevo non apprezzare l’accostamento).
Da Venezia non portano a casa nessun premio, tuttavia sono convinto che non saranno rimasti delusi dato il buon riscontro ricevuto dalla critica, l’incoraggiante apprezzamento di pubblico e l’importante lancio pubblicitario che ha prodotto in poco tempo i sui frutti facendo sì che Ammore e Malavita nelle prime tre settimane di programmazione incassasse ben 1,4 milioni di euro.
La storia è semplice, Don Vincenzo Strozzalone (Carlo Buccirosso), O’Re del pesce, boss della mala, su consiglio della dark lady, moglie Donna Maria (Claudia Gerini), decide di fingersi morto per ingannare il suo rivale e fuggire ai tropici. Testimone sfortunata del suo piano, e per questo condannata a morte, è Fatima (Serena Rossi, un’esplosione di freschezza e gioia). Ad eseguire la sentenza sono incaricati due spietati killer al servizio di Don Vincenzo: Rosario (Raiz, leader dei Almamegretta) e Ciro, amore giovanile di Fatima (Giampiero Morelli, più a suo agio nei panni dell’imbranato ispettore Coliandro che nei forzatamente seriosi atteggiamenti di Ciro). Eccezionale è il loro primo incontro: parte la cover in salsa napoletana di What a Feeling (di Irene Cara tratta da Flashdance che per l’occasione diventa l’Amore Ritrovato) mentre i due protagonisti ripensano al loro passato di giovani innamorati, un improbabili ballerino armato di flebo si scatena in una sfrenata danza (imperdibile!).
Sostenuto da una sceneggiatura costruita da un alternanza di trovate scritte da Michelangelo La Neve e dagli stessi Manetti, arricchito dalle coreografie di Gianluca Tomassini, accompagnato dalla musica di Pivio e Aldo degli Scalzi ed dai testi di Nelson Garofano e Franco Ricciardi, è un film assolutamente da vedere anche solo per l’incosciente coraggio degli autori.
Pur non amando il musical devo riconoscere che questa operazione ha i numeri per ritagliarsi uno spazio vincente nelle sale e sdoganare definitivamente i Manetti Bros. agli occhi del grande pubblico. Le loro opere infatti sono da anni apprezzate nei festival e a ragione una presenza ricorrente nel palinsesto Rai con L’ispettore Coliandro, ed ora, finalmente, sono chiamati ad un importante salto di livello.
Mi piace soprattutto l’idea di un cinema ibrido, capace di mischiare gli stili per proporre qualcosa di diverso, di unico o quasi (ricordando che Roberta Torre ha realizzato qualcosa di molto simile con Sud Side Stori nel 2000).
Mi piace che questo sia un altro passo nel nostro Paese verso un cinema trasversale che affronta i generi, li rilegge e li ripropone per essere in linea con il nostro tempo.
Mi piace inoltre l’idea di lanciare un messaggio ai produttori e ai distributori ribadendo che c’è spazio per un “altro” cinema, “altro” dalle commedie natalizie, “altro” dai drammi generazionali, “altro” del cinema autoriale ed estetico (che tra l’altro adoro) ma a cui è necessario, e quanto mai opportuno, aggiungere “altro”.
Gianluca Grannò
Voto ***
Legenda
***** la perfezione; **** da non perdere; *** interessante; ** pregi e difetti; * passiamo oltre.