Il cinema e la musica si sono sempre incrociati in un continuo ricercarsi e allontanarsi dando vita ad intensi innamoramenti e a profonde delusioni come nelle storie più tormentate. Connubio che si è rinnovato negli ultimi mesi, attraversando l’Italia dei festival, partendo da Venezia e arrivando a Torino passando per Roma.
A Venezia alla 73° Mostra D’Arte Cinematografica è stato presentato in concorso, con apprezzamenti di pubblico e di critica, il musical La La Land di Damien Chazelle con Emma Stone e Ryan Gogling, in sala dal prossimo 26 gennaio 2017.
A Torino, il 34° Film Festival (dal 18 al 26 novembre) ha dedicato una retrospettiva al cinema punk, ripercorrendone con una decina di titoli la storia: da The Blank Generation (1976) di Amos Poe e Ivan Kral dedicato alle prime esibizioni di Patty Smith, Ramones, Blondie e i Talking Heads, fino a Sid & Nancy (1986) di Alec Cox che racconta la storia della coppia formata dal bassista dei Sex Pistols, Sid Vicious e Nancy Spungen. Un’edizione questa in cui la musica trionfa anche nel poster dedicato a David Bowie.
Infine a Roma è stato presentato alla Festa del Cinema ed è in sala in questi giorni, Sing Street, l’ultimo riuscitissimo frutto di questo connubio, scritto e diretto da John Carney, ex bassista dei Frames, autore di Once e Tutto può cambiare. Carney ci porta a Dublino negli anni ‘80, il protagonista è Connor (interpretato dal bravissimo e futuro talento Ferdia Walsh – Peelo) un quindicenne che per problemi economici familiari deve trasferirsi nella rigida scuola cattolica pubblica e districarsi tra nuove regole e bulli prepotenti. Ma i problemi non finiscono qui, i suoi genitori litigano e stanno per lasciarsi e quando tutto sembra andare in frantumi incontra Raphina (Lucy Boynton), una bellissima ragazza “Con gli occhi come il cielo d’Irlanda”.
Connor si butta, le dice che ha una band e che ha bisogno di una modella per un videoclip e siccome “Le giuste motivazioni muovono il mondo” – come ci ricorda Jude Law nella serie diretta da Sorrentino, The Joung Pope – decide di fondare veramente una band con altri 4 musicisti e un cameraman/produttore. Il gruppo è presto fatto, a prima vista un’armata Brancaleone, tanto improbabile quanto adorabile.
Inizia così per il protagonista un percorso alla scoperta della musica accompagnato dal fratellone filosofo, mentore e guida, e alla conquista delle propria bella, perché “Nessuna donna può amare qualcuno che ascolta Phil Collins”. In tutto questo la musica la fa da padrona: troneggiano i Duran Duran, i Cure, gli Jam, gli Spandau Ballet e i brani originali scritti da Gary Clark, che negli anni Ottanta faceva parte dei Danny Wilson.
Trascinante è la scena del ballo anni ‘50 a stelle e strisce immaginata da Connor durante le prove di un nuovo video e delicati sono i momenti passati nella sua camera a scrivere canzoni e provare le armonie con la chitarra, momenti tutti suoi, in cui le note coprono i litigi in famiglia.
Il risultato è un film divertente, romantico e leggero. Questo è un cinema che piace e ricorda che si può realizzare un film spassoso, per tutti, con intelligenza. Scritto con gusto e sensibilità ti lascia una buona sensazione, perché quando si accendono le luci, pur con la consapevolezza di non aver visto un capolavoro, si ha la certezza di aver vissuto per un paio d’ore una piacevole esperienza. Personalmente, per le atmosfere e lo stile mi ricorda The Commitments, di Alan Parker del ‘91, forse il più bel film del genere (se no lo avete visto, fatelo, mi raccomando!).
Sing Street è un’operazione nostalgia perfettamente riuscita che non potrà non coinvolgere tutti coloro che, come me, sono stati adolescenti negli anni ‘80. C’è tutto il sapore di quegli anni in questo film, il modo di vestirsi, di accettare i cambiamenti e le novità, di ribellarsi e di sfidare l’autorità, perché come dice il protagonista: “Quale tirannia potrebbe opporsi a questo”.
Anni in cui i giovani irlandesi guardavano l’Inghilterra come la terra promessa, in cui si poteva sognare di attraversare un lembo di mare per arrivare a Londra e realizzare i propri sogni armati solo di qualche sterlina e di buona volontà. Anni in cui si inseguiva un amore impossibile e totale, senza le sovrastrutture ed i compromessi della maturità, senza l’amarezza di esperienze passate, senza scudi e corazze. Anni in cui tutto sembrava possibile, in cui il futuro andava aggredito, bisognava solo crederci e tendere la mano per afferrarlo.
Di grande impatto è la sequenza finale, sia dal punto di vista emotivo che visivo. Immagini rese speciali dallo sguardo del protagonista, sferzato dalla pioggia e dal vento eppure con gli occhi carichi di determinazione e di speranza. Quello stesso sguardo che portiamo con noi insieme ad una ventata di rinnovato ottimismo.
Voto *** ½
Legenda
***** la perfezione; **** da non perdere; *** interessante; ** pregi e difetti; * passiamo oltre.
Gianluca Grannò