Sempre più persone soffrono di intolleranze alimentari, attestate ma a volte addirittura nemmeno sospettate, e questo influenza il modo di vivere in modo che spesso nemmeno sono in grado di comprendere. Ebbene sì, tante volte (ma non sempre, bisogna precisarlo), sono proprio le nostre abitudini alimentari a portarci a soffrire di patologie come cefalea, gonfiori e problemi intestinali, insonnia, ansia, infezioni. Cibi che al nostro organismo non sono graditi, magari poiché assunti per anni senza sapere del loro negativo effetto sulle nostre condizioni di salute, ci portano a convivere inconsapevolmente con problematiche a cui non si riesce a dare una plausibile spiegazione. L’intolleranza, sintomo di una reazione dell’organismo a cibi che in qualche modo sono per lui “tossici” (a differenza dell’allergia, non colpisce in modo violento si sviluppa lentamente nel tempo; i sintomi delle allergie, di cui non parliamo in questo articolo, sono per lo più di tipo cutaneo e respiratorio), colpisce così in modo un po’ subdolo andando a coinvolgere in primis l’intestino e poi il sistema immunitario scatenando reazioni infiammatorie. Alcune delle problematiche che potrebbero essere legate ad una intolleranza sono dermatiti, acne, ritenzione, ansia, depressione, disturbi del sonno, afte, coliche e irregolarità intestinale, meteorismo, cefalea. Tra i cibi che possono causare intolleranze, invece, compaiono alimenti insospettabili, che la maggior parte delle persone utilizzano nella propria dieta tutti i giorni o quasi. Esistono infatti intolleranze al grano, a latte e latticini, ai lieviti, allo zucchero, alle uova, alla frutta secca e alla soia.

Spesso a chi viene trovato intollerante, viene consigliata una dieta depurativa che può variare per la lunghezza del periodo di rinuncia del cibo “tossico” in base al grado di intolleranza individuato da test quali il Vega o il Dria Test, che permettono di verificare la reazione del sangue a contatto con i diverse tipologie di sostanze. A questo punto, chi decide di intraprendere un percorso di depurazione che gli permetta – almeno sulla carta – di sentirsi meglio, si renderà conto di dover affrontare una serie di difficoltà nell’organizzare la propria alimentazione e modificare di conseguenza il proprio stile di vita e abitudini. Non solo a tavola: rinunciare ad alcune tipologie di alimenti, può portare a dover cambiare le proprie consuetudini al bar, al supermercato, senza contare le problematiche legate alle tante occasioni conviviali che caratterizzano la vita sociale di ognuno (cene al ristorante o casa di amici, matrimoni, inviti ad aperitivi, gite fuori porta). Certo, presentarsi con il proprio sacchetto con alimenti adatti alla propria nuova dieta, potrebbe sembrare a qualcuno poco cortese, ma spesso è la soluzione ideale.

Una situazione che in questo periodo sto vivendo in prima persona, essendomi appena sottoposta al Vega Test che ha permesso di riscontrare un grado medio di intolleranza verso i lieviti e gli zuccheri, ed un grado basso di intolleranza nei confronti di riso, melanzane e cefalopodi. Nulla da dire sul dover evitare per 4 mesi i pesci indicati dalla nutrizionista (non sono un’amante del genere), ma quando mi sono resa conto di dover rinunciare per 16 settimane alla mia amata pizza, nonché a qualche colazione al bar con cornetto e ginseng, bhe…un velo di tristezza e dispiacere certamente si è levato. Eh sì, perché finché non si è coinvolti in certe scelte (o se queste scelte vengono compiute senza grande impegno, cioè affrontate con un “ma sì.. ci provo, poi se mi offrono un pasticcino o un panino, ricomincio lunedì!”), a situazioni del genere non si da molto peso, ma quando sei tu il primo a doverti mettere in gioco….le cose diventano più complesse. Ho iniziato il mio nuovo regime alimentare da una settimana, e devo ammettere che ho incontrato alcune difficoltà, dettate anche dal fatto che spesso non ho molto tempo e voglia di cucinare e che mi ritrovo a nutrirmi di quelle poche cose che sono certa di poter assumere senza problemi. Ho acquistato confezioni di pane azzimo, grissini e biscotti senza lievito (trovarli, è stata quasi una impresa…ho letto decine di liste di ingredienti e tutto, anche nel reparto biscotti e merendine, riporta la presenza di lieviti o agenti lievitanti, quando a me è concesso solo il lievito madre…e questo è un altro discorso, perché trovare alimenti preparati con questo lievito non è più così difficoltoso, ma prima di acquistarli bisogna essere certi di avere a che fare con produttori seri, che non utilizzino a supporto una percentuale di lieviti chimici). Eppure lo ammetto: sono passati pochi giorni, ma mi mancano la pizza e i pomodori (sono privata anche di questi, per il prossimo mese), il mio adorato nonché zuccheratissimo ginseng, il miele e il mio tradizionale croissant del fine settimana in compagnia di mio marito. Nota positiva: inizio a sentirmi meno gonfia e la mancanza di zucchero (quello bianco raffinato, intendo) non l’ho accusata in modo particolarmente grave. Vedremo se le prossime settimane, con un po’ di impegno in più per variare l’alimentazione, i miei mal di testa ricorrenti diminuiranno e se l’energia aumenterà, di pari passo con la fiducia in questa nuova esperienza.

Maura Savaris