C’è una richiesta più complessa che definire l’arte contemporanea?! Nel mare magnum di peripezie intellettuali per guidare all’incontro con le opere, dense ma ostiche, dei nostri anni sembra che la risposta dell’artista Ezia Mitolo incornici una fotografia del panorama, ben a fuoco, poetica e incisiva come metafora comanda: «Immagino un albero maestoso dal tronco forte e antico che ramifica smanioso e sempre più veloce, in tutte le direzioni. Una rete infinita di rami che si muovono fluenti, o lenti, aggrovigliati e confusi, e concepiscono germogli. Ma non tutti diventano buoni frutti; eppure sono raccolti e mangiati, anche se sanno di plastica. Alcuni, restano appesi a marcire, nascosti dai grovigli di foglie. Altri ancora, vigorosi e forti, diventano nutrimento e poi concime per nuovi frutti a venire».
Su questa efficace rappresentazione della generazione del contemporaneo, si può ricalcare anche la sua stessa storia artistica. Il tronco forte descritto tout court, nel suo caso, ha radici nella formazione e prende robustezza dal continuo sperimentare media e materiali e dalla curiosità immensa verso l’articolazione delle emozioni che poi mette in condivisione.
Scultrice di formazione, allieva in Puglia dei maestri Francesco Somaini e Nicola Carrino, tra la fine degli anni ‘80 e primi ‘90 è a colloquio con la grande scuola dalla quale attinge la consapevolezza della sua forza espressiva, studia infatti alla Fondazione Antonio Ratti di Como con Giuliano Collina, Arnulf Rainer, George Baselitz, Karel Appel e Anish Kapoor che hanno avuto importanza nel far germogliare la sua attività, poi incoraggiata dalla vittoria del primo premio nella sezione giovani di Art&Maggio Arena Puglia e dalle partecipazioni a mostre nazionali e internazionali; gallerie, musei, fiere e luoghi istituzionali, finanche diversi contesti informali, sin dalla sua prima personale a Milano del 1998 passando dalla Quadriennale di Roma, Ezia Mitolo si muove vibrante nell’ambiente tra eventi e progetti fino ad oggi che le sue opere viaggiano in Europa, partite dal suo esteso laboratorio-archivio di Taranto. Radici forti, tanto quelle della motivazione per il suo lavoro, quanto quelle che la ancorano al territorio in cui vive e lavora (rientrata per vocazione dopo molti anni), arricchendo la quotidianità del vivere con intuizioni, proposte e vere e proprie intense esperienze con l’arte. Ezia Mitolo si sperimenta con impegno incessante sin dall’inizio della sua carriera trentennale attraverso canali diversi, quali la scultura e il disegno – che fioriscono innumerevoli volte in questi anni – approdando poi alla fotografia e al video, senza mai tradire la sua vocazione plastica che ha trovato pienezza inoltre in installazioni, performance e video-performance interattive, frutti maturi e molto identificativi della sua firma.

Ezia Mitolo, I Grumi e le mensole, stoffa, terracotta, cera, 2014.
Restando alla metafora, il dipanarsi dei rami del suo albero ha una forma speciale, che rispecchia una produzione floridissima, viva e avviluppante. Vita&arte agganciate, a tratti dipendenti l’una dall’altra, disegnano uno scenario naturale, nel senso di vitale, organico e genuino che l’artista costruisce con innata sensibilità e affinata competenza. Ed è sorprendente constatare l’amore e il rispetto profondi che riserva al suo lavoro, facendo “scuola”. Oltretutto, rientrando verso la realtà visiva e percettiva delle opere, dal segno grafico alla tridimensione, dalla fissità alla interazione, la sua produzione è ricca di propaggini, prolungamenti, braccia tese all’altro proprio come ramificazioni di un sentire interno. Sensuali e travolgenti i suoi arti interpellano e non lasciano indifferenti, composti con materia caleidoscopica: dai pastelli a cera, ad olio o matite, biro e carboncino a, tra gli altri, la fondamentale terracotta, cera, resina o tessuto che la Mitolo agita, manipola, vivifica e compone riscrivendone le forme con sguardo molto spinto al femminile ma intensamente universale.

Ezia Mitolo, Mi muovo immobile, installazione on going project dal 2015 – schermo di cera, termoventilatori, video.
Diversi e articolati poi i progetti “on going” con innesti multimediali (proiezioni e suoni) che chiamano il pubblico a partecipare, esperire, toccare, rivolti soprattutto al fruitore riluttante col quale mantiene in comune il corpo, punto di connessione, nucleo e motore sempre acceso, risorsa ineguagliabile a cui attinge dall’esterno e dall’interno nella stessa misura. Il corpo come moltitudine di aspetti che avvicinano tutti; il corpo come groviglio di percezioni, memoria e pulsioni profonde che gli strumenti dell’arte aiutano a illuminare. A partire dal suo di corpo, autoritratto ed esplorato, con un “polso d’artista” molto allenato! Il plus sta nel mostrarci, attraverso sia piccoli disegni che di grande formato, sia sculture, fotografie e progetti interattivi con concept sempre acuti e titoli brillanti, quanto è possibile riconoscersi nel sentire altrui. E il piacere di conoscere un’opera d’arte sta nel ri-conoscere in essa qualcosa e insieme se stessi.
Come per le impressioni dell’olfatto che risvegliano per prime le suggestioni della mente, così le sue opere sembrano risvegliare istintività e rievocare archetipi raggiungendoci grazie alla forza aggettante di ognuna, indipendentemente dalla tecnica con cui le realizza: i disegni prendono corpo sin dalla carta e i supporti, anche e soprattutto quando li rifinisce in cera facendoli diventare oggetti/sculture. In tutte le installazioni così come nelle azioni performative, il movimento crea volumi sostanziosi e ci si finisce dentro. D’altra parte quelli che descrive sono i moti dell’anima, e in quanto Artista “non c’è sentimento che non sappia desiderare”. E, potremmo dire, rispecchiare.

Ezia Mitolo, Introritratti. Le anime imperfette, particolare dell’installazione, pastelli e acrici su carta, rossetto, stampa fotografica 2009.

Ezia Mitolo, Mi agganci ora?, carboncino su carta, 2015.
A volte scure e penetranti a tratti spaventose, altre lisce e delicate, le sue creature reali contengono un soffio vitale, nutrite tanto da vecchie abitudini interiori quanto da pensieri belli, seguendo i ritmi dell’emotività.

Ezia Mitolo, Cuore fitto di rotaie, particolare della video art performance – telo in lycra, video, audio, disegni, ago, filo, 2005.
Si allungano e ci chiamano a entrare, sembrano sporgersi sempre per cercare un incontro, quasi a dire “vietato non toccare”, meglio detto “vietato non lasciarsi toccare”!

Ezia Mitolo, Ombramalombra. Il dialogo muto dell’empatia – video performance interattiva on going project dal 2005 – telo di lycra, videocamera, videoprioettore, audio.
Seguendo il percorso tecnico nella ricerca dei materiali e il loro cambio di stato – li scioglie e riassembla, monta e trasforma in corso d’opera – dal nero si passa per zampilli di colore molto eloquenti fino al bianco che tutto ingloba, che qui, tra le sue espressioni, è sporcato dalle ombre delle emozioni (con tutta la forza dell’imperfezione di questo colore, il solo che può essere definito propriamente “sporco”). Come lei stessa riferisce, le intenzioni-frutti dell’arte possono essere nutrimento e poi concime e il tempo non le ferma cosicché le propaggini di certi suoi lavori, rigenerati e rimaneggiati diventano elementi di altri lavori ancora, anche in quanto stabilisce di volta in volta una relazione site specific, intima e serrata con i contesti e gli ambienti in cui espone, creando legami, ancora una volta prolungamenti, tra oggetti estetici e persone.

Ezia Mitolo, Le Nutrici, terracotta – stampi delle labbra dell’artista – resina, cera, 2007.

Ezia Mitolo, TransumAnsia – installazione interattiva on going project, cera, gesso, legno, marmorina, plastilina 2012.
Il raccolto è prelibato, un abbraccio spazioso che raggiunge chi voglia nutrirsi di una inusitata ricerca artistica contemporanea.
Cristina Principale