Un milione di clandestini da espellere al più presto, con l’istituzione di numerosi luoghi “di detenzione” dove trattenere, sino a 18 mesi, coloro i quali non abbiano diritto all’asilo, affinché non si diano alla macchia, in attesa di rimandarli nei Paesi d’origine. è il programma di qualche “nuovo Hitler”, tipo Marine Le Pen? No, oltre che le regole già applicate in Paesi “neonazisti” come l’Australia, sono le linee guida, fatto salvo il dovere di accogliere chi davvero fugge dalla guerra (e ci mancherebbe!), a cui annunciano di volersi attenere Jean-Claude Juncker e la Commissione europea nella gestione dei flussi migratori che hanno investito e, a quanto pare, investiranno ancor di più il vecchio continente. Considerando le dichiarazioni espresse a Bruxelles nei mesi scorsi e, soprattutto, il “modus operandi” finora applicato, verrebbe voglia di rispolverare la battuta secondo la quale tali parole sono credibili tanto quanto un congresso di gatti convocato per discutere sui diritti dei topi. Il perché, almeno a parole, si delinei quello che, secondo me, è un rinsavimento, è chiaro a chiunque. Dopo il referendum nel Regno Unito sulla “Brexit”, dopo i segnali assai preoccupanti (per l’Ue) arrivati dalle elezioni presidenziali in Austria, stanno per iniziare mesi cruciali, caratterizzati dalla chiamata alle urne dei popoli di molti Paesi. Si comincerà il 15 marzo per le legislative olandesi, poi il 23 aprile e il 7 maggio si svolgeranno le presidenziali in Francia e alla fine dell’estate toccherà alla Germania. Poi c’è la possibilità che si voti pure in Italia, dove comunque l’appuntamento, al massimo, si terrà a marzo del 2018. Quanto siano attendibili i sondaggi odierni si è visto dovunque. Gli esperti spiegano che i clamorosi “flop” inanellati dai maggiori istituti demoscopici hanno una spiegazione scientifica: dopo aver sentito i cittadini scelti per il campione rappresentativo della popolazione, si usano speciali algoritmi che correggono i dati grezzi in base all’andamento delle elezioni precedenti, ma oggi la massa dei votanti ha una volatilità mai vista (tradotto: in gran maggioranza sono/siamo incazzati come iene), e ciò rende inattendibili gli esiti dei rilevamenti. Se le previsioni sugli orientamenti elettorali sono farlocche, lo sono molto meno le indagini relative al “sentire comune” in merito a grandi tematiche, come ad esempio la permanenza o meno nell’Unione europea. Ebbene, uno degli ultimi sondaggi, effettuato nei Paesi Bassi a pochi giorni dall’apertura delle urne, dice che il 56 per cento degli olandesi uscirebbe volentieri. Ecco perché nelle stanze dei bottoni (e dei bottini) di Bruxelles si verificano certe improvvise “conversioni”.
Claudio Puppione