Con un curriculum di prestigio internazionale che conta mostre personali, pubblicazioni, lectures e collaborazioni nelle più diverse e rinomate realtà dell’arte contemporanea europea, dopo 7 anni di insegnamento a Macerata, da settembre scorso Franko B, è professore del corso di scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, impegno che ha cambiato totalmente il suo ménage professionale.

Ritratto di Franko B. © Riccardo Dogana.
Sei arrivato da poco a Torino, una città molto diversa da Macerata. Che cosa hai trovato?
L’accademia di Torino è molto bella, ha una lunga storia. In sette anni di insegnamento a Macerata ho ottenuto molti risultati ma la loro strategia è cambiata. L’arte visiva non ha tutte le iscrizioni dei corsi di design, che comprende fashion, light, graphic e altri corsi, e Macerata sta invece tentando di diventare un polo d’eccellenza per il design. Gli iscritti dei corsi di arti visive, che comprende scenografia, scultura, pittura, decorazione e grafica, non arrivano a 120 studenti. Si potrebbe migliorare il numero di iscrizioni ma non si arriverebbe mai ai più di mille del del settore design. Stavo pensando di abbandonare l’Italia per l’insegnamento quando si è aperta una possibilità con Torino, che invece continua a promuovere le arti visive e l’arte contemporanea. E ora che ho la cattedra di scultura, posso confermarlo, Torino è fantastica. Sono ancora agli inizi, ma ho già visto la bellezza di questo posto. La città ha una dinamica molto differente, si investe in cultura e in arte contemporanea. Le sinergie sono molto più rapide, mi sembra che le cose si facciano con più decisione, e che la gente risponda vivacemente. A Macerata avevo 20 studenti, 30 considerando i ragazzi Erasmus. Qui ne ho più di 120 o 130, perché mi stanno arrivando anche gli studenti non iscritti a scultura ma che vogliono frequentare il mio corso. Ho quindi dovuto fare delle scelte, dei cambiamenti e mettere a punto una strategia che mettesse al centro gli studenti e desse loro il tempo necessario per riflettere e produrre un lavoro. Decidere di andare a Torino ha significato eliminare le altre proposte per dedicarmi totalmente al lavoro dell’insegnamento. Tengo il corso per cinque giorni ogni tre settimane, e sono affiancato dai professori di laboratorio e tecnologia presenti ogni settimana. Quando abbiamo discusso l’organizzazione del mio corso, ho trovato una grande volontà di dialogare, la volontà di risolvere i problemi, perché credono in me e perché sia io che lo staff, Direzione e Presidenza compresi, abbiamo messo al centro lo studente. È stata valutata positivamente l’occasione di avere come professore un artista che lavora a livello internazionale e che ci sia rispettando una didattica dai tempi necessari allo studente per pensare a lungo, meditare su quello che sta facendo. Agli studenti serve il tempo per pensare e produrre. Se uno studente ha bisogno di me può contattarmi in ogni momento. Su facebook abbiamo un nostro gruppo di discussione, chiuso al pubblico, ma aperto anche al Direttore, dove si postano osservazioni, richieste, fotografie di lavori, dubbi, ricerche. La mia didattica non viene dall’alto, non viene da me perché sono io, ma viene dall’incontro con lo studente. La mia è una didattica fatta di scambio, dialogo, sostegno, confronto. C’è una grande differenza fra un professore di scultura e il laboratorio tecnico. Io condivido la mia esperienza, non le mie tecniche. Io non insegno come si lavora una pietra o come si fa una saldatura. Io insegno l’anima dell’arte, parlo di temi, affronto contesti. Facilito un dialogo dove la creatività è anche mettersi in gioco e prendere dei rischi. Quando fai un lavoro perfetto lo devi distruggere. L’accademia non è un posto per la perfezione, ma è un posto dove sperimentare e provare. La mia didattica è fatta per stimolare, rinascere, crescere. Quando sono in classe e quando qualcuno mi da fiducia ed ho la sua integrità, il mio obiettivo è farlo crescere. Non gli do le pacche sulle spalle, ma lo faccio riflettere e lavorare.

Studenti di primo e secondo livello del corso di Scultura durante la presentazione dei propri lavori. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Marzo 2017.

Studenti di primo e secondo livello del corso di Scultura durante la presentazione dei propri lavori. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Marzo 2017.

Studenti di primo e secondo livello del corso di Scultura durante la presentazione dei propri lavori. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Marzo 2017.
Una didattica ad alto contatto intellettuale ed emotivo.
Quando arrivo alle 9 ci sono gli studenti che aspettano fuori. Questo a Macerata non era mai successo. [ride, ndr] Questo è il mio metodo. Ognuno ha il suo e non mi interessa sapere come lavoravano prima di me. Nel mio piccolo sono arrivato grazie a chi mi ha ascoltato, perché nessuno può fare da solo. Una persona non puoʼ essere chi è e arrivare dove è senza nessun altro. Ognuno di noi ha bisogno di ispirazione, scambio, abbiamo bisogno di fare domande. Credo sia molto importante non dimenticare mai chi ti ha ispirato, e dobbiamo fare lo stesso per gli altri. Altrimenti la nostra sarebbe solo una strada a senso unico, meschina, non durerebbe nel tempo. Porterebbe alla mediocrazia e all’infelicità. Io ho bisogno di scambiare, dal punto di vista morale, personale, fisico. Sono un essere umano e ho il desiderio di fare il mio percorso senza far subire ad altri quello che ho subito io. Siamo qui a guardare l’umanità che fa sempre gli stessi errori, ed orrori, ai nostri simili. Non ci sono solo i Trump o i Salvini di questo mondo che umiliano e tolgono la dignità all’essere umano. Abbiamo le testimonianze del dolore ma non impariamo dal dolore, abbiamo le ferite nel nostro passato ma non impariamo dalle ferite del nostro passato. Io, prima di tutto come essere umano e poi come artista e professore, parlo di queste cose. Di vivere in maniera diversa, di trattare la gente in maniera diversa. Purtroppo la democrazia non funziona. Fino a quando l’essere umano sarà preoccupato di sé e del suo clan queste cose succederanno. È terribile ma è la realtà.
Hai già avuto modo di notare qualche studente con un linguaggio artistico interessante?
Sì, ci sono dei ragazzi che hanno delle idee e credono in quello che fanno. Anche in quelli del primo anno. Ci sono studenti interessanti. Tutti vogliono fare gli artisti, poi quello che faranno si vedrà. Però nella maggior parte di loro c’è carne, come si dice. Bisogna cercare di farli andare avanti, di farli crescere, ma c’è un buon livello di idee. Sai, sono molto contento di quanto fatto, perché l’ho fatto con gioia. Mi sento privilegiato di poter fare quello che faccio. Insegnare per me è un grande privilegio. Essere un artista no, ma fare il professore sì. L’educazione no. Avere accesso all’educazione che ognuno desidera è un diritto, ma insegnare è davvero un privilegio. Soprattutto per un artista che lavora nel mondo dell’arte, si deve trovare il tempo per insegnare. Le due cose vanno insieme.

Studenti di primo e secondo livello del corso di Scultura durante la presentazione dei propri lavori. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Marzo 2017.

Studenti di primo e secondo livello del corso di Scultura durante la presentazione dei propri lavori. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Marzo 2017.

Studenti di primo e secondo livello del corso di Scultura durante la presentazione dei propri lavori. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Marzo 2017.

Studenti di primo e secondo livello del corso di Scultura durante la presentazione dei propri lavori. Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Marzo 2017.
Artista, professore e uomo di grande integrità intellettuale, Franko B ha recentemente donato la serie di sculture Play alla città di Trevi, sede della sua ultima esposizione in Italia Death and Romance in the XXI Century, e non appena terminati i lavori di restauro le opere saranno collocate negli ambienti della Pinacoteca Civica offrendo la possibilità di vedere in maniera permanente il lavoro dedicato all’infanzia e all’educazione delle ultime generazioni di bambini nati in Occidente.
Francesca Pieroni