Fuori dai classici circuiti del centro storico della Capitale, le Catacombe di Roma si sviluppano in diverse zone dell’Urbe anche se quelle aperte al pubblico si concentrano principalmente nell’area a sud, nei dintorni di via Appia e via Ardeatina. Qui si trovano infatti le aree di S. Callisto, San Sebastiano e le Catacombe di Domitilla (a ovest del Tevere si trova S. Pancrazio, più a nord S. Lorenzo, S. Agnese e l’area delle Catacombe di Priscilla; in totale i siti distribuiti sul suolo romano sono più di sessanta).

Chi decide di visitare questi luoghi, non si deve aspettare maestosi monumenti che si ergono nel cielo romano, ma anzi delle modeste strutture più o meno moderne che attraverso corridoi e scale, portano all’entrata di un enorme mondo sotterraneo frequentato dai primi cristiani per seppellire i propri cari. È infatti una leggenda quella che vede i cristiani utilizzare questi luoghi come rifugio durante le persecuzioni: queste aree sono luoghi di sepoltura e, successivamente, divennero santuari di martiri e centri di pellegrinaggio da parte di credenti da diverse parti del Continente e non solo (si pensi che ancora oggi alcune aree vengono dedicate alla celebrazione della Santa Messa, aperta naturalmente ad un numero ristretto di fedeli).

Tra le Catacombe dell’area a sud di Roma, quelle che mantengono il nucleo cimiteriale più antico e meglio conservato sono quelle di San Callisto. Queste Catacombe sono sorte verso la fine del II secolo, prendendo il nome del diacono Callisto che fu preposto all’amministrazione dell’area, ancor prima di diventare Papa. Ampliata proprio durante questo Papato, l’area ospita una interessante area, la Cripta dei Papi, dove hanno trovato sepoltura ben 16 Pontefici. Al suo fianco, è stata rinvenuta anche la tomba di Santa Cecilia, oggi visitata da molti devoti che si trovano di fronte la più antica immagine della Santa, risalente al V-VI secolo. Le reliquie della Santa, tuttavia, furono rimosse da Papa Pasquale I nell’821 e traslate alla Basilica di S. Cecilia in Trastevere. Dopo aver visitato le due cripte, si entra in un alto ossario, per poi accedere a una serie di cubicoli inseriti nelle gallerie che si sviluppano su diversi piani sotterranei.

Le Catacombe di S. Sebastiano, nella stessa area, sono note perché la tradizione le vuole aver custodito i resti dei SS. Pietro e Paolo (a loro, furono anche inizialmente intitolate; il nome fu poi modificato, a seguito della deposizione di San Sebastiano dopo la morte nel 298).

A chiudere il triangolo di Catacombe di Roma sud, c’è la Catacomba di Domitilla: si tratta di una delle più vaste di Roma, con 17 chilometri di gallerie e corridoi distribuiti su quattro differenti livelli per un totale di 150mila sepolture. Caratteristica peculiare di questo sito, è la basilica semiipogea. Dedicata ai santi martiri Nereo e Achilleo sepolti sotto l’area absidale e costruita alla fine del IV secolo, la basilica può ospitare fino a 500 pellegrini per funzione religiosa.

 

Consigli: visitate queste aree se non soffrite di claustrofobia. Anche se solitamente le visite guidate sono aperte ai piani più alti delle Catacombe, e dunque quelli meno profondi, gli spazi non sono particolarmente ampi e potrebbero dare noia a chi soffre gli ambienti chiusi e la presenza di numerosa gente. Solitamente, tuttavia, le guide avvengono solo con guide autorizzate e per un numero massimo di visitatori, però capita di incrociare altri gruppi lungo il percorso. Rimanete vicini alla visita, per non rimanere indietro e perdere il gruppo: sicuramente riuscirete ad uscire, nel caso peggiore dopo esservi aggregati ad altri gruppi, ma il tempo di visita risulterà sicuramente prolungato. Si ricorda che negli ambienti sotterranei, per proteggere le strutture e le pitture, non è concesso scattare fotografie.

 

Questo articolo è inserito nella serie di appuntamenti mensili alla scoperta della Capitale. Il primo articolo, riguardante consigli generali per la visita, lo trovate a questo link.