Grande Maestro, Grande Uomo, la musica gli scorre nelle vene, nell’anima e nel cuore. La musica è la vita. La musica è ascolto e rispetto per gli altri. La musica è arte! Un “dono prezioso” che porta avanti e che vuole trasmettere ai giovani con grande umiltà. Il Maestro Diego Basso dal 2003 dirige l’Art Voice Accademy, Centro di Alta Formazione per lo spettacolo a Castelfranco Veneto che si prefigge non solo di formare i giovani attraverso importanti nomi del settore ma iniziando a fargli sperimentare il mondo professionale. Lo incontriamo a pochi giorni dalla sua partecipazione allo spettacolo televisivo Viva Mogol, andato in onda su Rai Uno.

Wyston Hug diceva “La musica è il miglior prezzo per sopportare il tempo”. Cosa ne pensa?

È bellissima. La musica sottolinea sia i nostri momenti più belli che quelli più tristi. Oggi sono andato in banca ed un cassiere mi ha detto «Come si fa a non pensare alla musica ed a non ascoltarla, non capisco le persone che non l‘ascoltano, sono vuote». Sono rimasto allibito, detto da un cassiere di banca che è una persona molto pragmatica mi ha fatto molto piacere. Sono felice perché noi cerchiamo di fare musica e se la gente pensa questo, è straordinario.

Ha diretto le due serate Viva Mogol, cosa ha rappresentato per lei questo progetto? Pur non vedendolo sa che il pubblico che la segue ed al quale arriverà la musica è immenso. Cosa le chiedono quando la incontrano?

È stata un’esperienza fantastica, cinque milioni di ascolti è una grande cifra. Dopo la prima serata stavo facendo colazione al bar del mio paese che conta millecento persone e si sono fermate due auto. Pensavo volessero qualche informazione, invece mi hanno chiesto se fossi il Maestro Diego Basso e che la sera prima mi avevano visto in televisione. Mi hanno fatto dei complimenti ed hanno cominciato a chiedermi com’era quel cantante o com’era Mogol. La gente ti chiede ogni cosa e quando racconti, loro s’illuminano perché attraverso te vedono e capiscono qualcosa che si chiedono da molto tempo e non hanno mai avuto una persona con la quale poter interagire per capire cos’è questa scatola magica che guardiamo tutti e l’effetto è fantastico.

Si sente un po’ il tramite tra il pubblico e la musica?

Un po’ è così perché quando stai in televisione non pensi al posto in cui ti trovi ma solo alla musica, a quello che puoi ottenere dall’orchestra e dal cantante per poter poi trasmettere quello che la musica ti dà e che è tantissimo. Per me non cambia essere in Teatro o in Televisione, devo far sì che la musica esca e che la sua energia inondi il mondo ed arrivi e sia ascoltata dalla gente.

Tra le canzoni di Mogol qual è quella a cui è più legato o che le ricorda gli anni passati?

Conoscevo il Mogol-Battisti e questa esperienza mi ha fatto capire quanto sia immenso il suo patrimonio. Tante non le conoscevo, non sapevo che “L’emozione non ha voce” e “L’immensità” fossero di Mogol. Essendo un musicista tendo a vedere chi è l’autore della musica e non chi ha scritto il testo. Oltre al Mogol che ascoltiamo e che ha accompagnato tutti, ho scoperto tantissimi brani.

Alla 73° Mostra del Cinema di Venezia ha avuto occasione di dialogare sul connubio Cinema e Musica in occasione della presentazione del video “Donne si fa storia”. Che ruolo hanno avuto le donne nella prima guerra mondiale?

Ho scoperto che hanno avuto un ruolo fondamentale, costruivano aerei, lavoravano nelle grandi industrie, mandavano avanti la famiglia. Sono state quelle che hanno fatto grande l’Italia quando gli uomini erano al Fronte.

Attraverso la musica si possono far conoscere in altri Paesi la bellezza ed i tesori dell’Italia?

L’ho visto quando sono stato in Cina, in Australia, in Kuwait. Fai quattro note della nostra musica e torna tutto, l’Italia, la bellezza, Venezia, Roma, i monumenti, la moda, il cibo, il calcio. L’Italia ha tutte queste grandi forze che le permettono di stare a galla. Noi abbiamo la grande forza di vivere in un Paese incredibile. Se riuscissimo a gestire bene la nostra potenza, saremmo il numero uno nel mondo. In Kuwait la gente chiede brani come “O sole mio”, “Con te partirò”, “Volare”. Hanno scoperto un certo tipo di musica che forse non conoscevano abbastanza. La prima Rete del Kuwait ha trasmesso il Concerto.

Cos’è per lei la Romanza italiana?

È la grande melodia italiana. Sono le canzoni che passano anche attraverso la lirica. Partiamo da Tosti, Leoncavallo per poi arrivare con Francesco Sartori alla nuova romanza “Con te partirò” che è un nuovo genere e si rifà alla melodia della romanza italiana che ci contraddistingue in tutto il mondo. Basta guardare “O sole mio”, “Torna a Surriento”, la musica napoletana. È la struttura melodica che fa la romanza.

Eravamo il Paese del Melodramma, adesso cosa siamo?

Noi siamo e saremo sempre il Paese del melodramma perché Verdi, Puccini non tramonteranno mai. Non possiamo cancellare i Drammi. Le grandi arie dell’opera sono un patrimonio italiano. È importante conservarle e farle sentire al mondo in maniera migliore. Ogni tanto cadiamo nell’errore di non esportarle nel modo migliore ma non potremmo mai smettere di essere il Paese del Melodramma. È impossibile. È nato in Italia dai Grandi Maestri della Musica che non tramonteranno mai.