Regia: Michaël Dudok de Wit
Genere: Animazione
Produzione: Francia, Belgio
In un luogo lontano dal tempo un uomo naufraga su un’isola deserta in mezzo al mare, dalla quale prova ad evadere più volte senza alcun successo. Amareggiato e frustrato si abbandona alla collera e alla disperazione, fino a trovare forza nella consapevolezza della sua sopravvivenza. L’incontro/scontro con una Tartaruga Rossa gigante cambierà per sempre la vita dell’uomo sull’isola.
Dodici anni fa, grazie al cortometraggio Premio Oscar Father and Daughter, Michaël Dudok de Wit, regista olandese, ha conosciuto Isao Takahata, celebre produttore e penna dello Studio Ghibli. Quell’incontro, dopo quasi 10 anni di lavoro, ha generato La Tartaruga Rossa, capolavoro co-prodotto dalla casa animata giapponese insieme a Vincent Maraval di Wild Bunch.
Premio Speciale al Festival di Cannes 2016 nella sezione Un Certain Regard, La Tartaruga Rossa conferma l’unicità produttiva Ghibli e anche l’abilità animata francese, che qui si fa pura poesia cinematografica.
Coraggiosa la scelta, nei poco più 80 minuti di lungometraggio, di non inserire alcun dialogo.
La pellicola combina animazione in digitale e a mano, a carboncino, una tecnica mista resa possibile dalla Cintiq, penna grafica da utilizzare su una tavoletta ad hoc, che permette di vedere immediatamente il risultato ottenuto senza dover fare la scansione di ciascun disegno separatamente. Tutta un’altra storia con le scenografie realizzate a mano, in modo artigianale, mentre la zattera e la tartaruga rossa sono animate in digitale.
Il risultato è stupefacente, grazie anche all’incredibile realismo animato dei personaggi principali.

La tartaruga rossa, di Michaël Dudok de Wit, 2016.
Grazie all’accompagnamento delle splendide e indispensabili musiche di Laurent Perez del Mar, indotte dall’assenza di dialoghi, Dudok de Wit ha così dato vita a un film magico.
Avvolto da giornate assolate dai colori sgargianti e da notti monocrome alla luce della luna, l’uomo senza nome e “senza parole” vive immerso nella natura, tra i suoni del vento e del mare, esplorando e assaporando il tempo con tutte le sue trasformazioni.
Il film alterna momenti statici e di azione, lasciando allo spettatore l’emozione di sobbalzare nei passaggi dalla poesia riflessiva all’adrenalina (lo tsunami sull’isola lascia tutti spiazzati).
Molti sono i riferimenti simbolici in un’opera che è metafora dell’intero ciclo della vita che attraversa l’esistenza umana.
Una di queste è la tartaruga.
In molte culture è un simbolo dell’Universo e della Terra stessa. La sua corazza forma una cupola nella parte superiore, come il Cielo, ed è piatta nella parte inferiore come la Terra. La sua capacità di ritirarsi nella corazza rimanda a uno stato di meditazione e di introversione, e al ritorno a uno stato primordiale, tema portante del film d’animazione.
Simbolica, poi, è anche la figura dell’Uomo, visto sotto i due aspetti, l’uno Maschile, l’altro Femminile.

La tartaruga rossa, di Michaël Dudok de Wit, 2016.
Il primo è rude, cupo, lotta contro l’isola e contro le avversità della natura. La Femminilità, invece, la troviamo nella trasformazione della tartaruga, che prende vita nell’attimo in cui l’uomo si lascia attraversare dalla bellezza dell’isola, lasciandosi “invadere” il cuore dall’amore per la natura.

La tartaruga rossa, di Michaël Dudok de Wit, 2016.
La Tartaruga Rossa è un’opera semplice e alta al tempo stesso, dove il ciclo della vita è disegnato nelle sue varie tappe (ostacoli, solitudine, amore e morte), ed esprime rispetto pieno e profondo per la natura stessa. Lo si evince dalle immagini e dai suoni senza parole, che ci trasportano verso l’essenza stessa della vita.
Bambini, andate a vedere questo bel film e, perché no…portate anche i vostri genitori!
Voto: ****
Barbara Berardi
Legenda
***** la perfezione; **** da non perdere; *** interessante; ** pregi e difetti; * passiamo oltre.